L'autore si propone di definire, attraverso una riflessione di natura filosofica, chi è l'altro con cui il counselor entra in relazione e come può venire, all'interno di tale relazione, compreso. Obiettivo è evitare che l'utilizzo di tecniche da parte del counselor riduca l'altro da "soggetto da comprendere" a "oggetto da spiegare e da manipolare". La riflessione filosofica viene proposta per suscitare, in chi opera come counselor o come psicoterapeuta, quella consapevolezza critica che può preservare dalla tentazione dell'onnipotenza terapeutica e dall'illusione che le tecniche siano le chiavi che permettono di accedere al mondo dell'altro.